mercoledì 1 agosto 2012

Un Bene Pubblico: il patrimonio immobiliare.

Pubblichiamo il contributo di Simona Repole (a destra nella foto sotto) alla Conferenza stampa per la presentazione del Nodo Territoriale livornese di ALBA (30 luglio 2012)


Beni comuni

Una delle tre parole chiave del programma di ALBA è “Beni comuni”.
La nozione di bene comune non è tanto da riferirsi alla specifica proprietà pubblica, quanto alle modalità di gestione ed utilizzo di quei beni che hanno un valore di interesse generale e per la gestione dei quali devono essere previste adeguate forme di controllo dal basso, da parte della collettività.
Beni comuni sono l’acqua, il suolo, i servizi pubblici di interesse generale, il patrimonio culturale, artistico, monumentale e paesaggistico.
La profonda crisi economico-finanziaria, la riduzione dei trasferimenti agli Enti territoriali, la crisi di liquidità sono stati tutti fattori che hanno spinto, negli ultimi anni e nella logica di fare cassa nell’immediato, verso politiche di vendita dei beni pubblici, di dismissione di partecipazioni pubbliche, nonché di privatizzazione di servizi di interesse generale.
Tra i cardini del programma di ALBA c’è proprio quello di difendere i beni comuni da una privatizzazione spinta all’eccesso, in favore di una gestione ed un controllo partecipati, per garantire il diritto di tutti all’accesso ed all’utilizzo dei beni comuni stessi.
I servizi di interesse generale ed i servizi pubblici locali sono stati oggetto di ripetuti interventi normativi che, a partire dai Novanta, hanno spinto verso la progressiva privatizzazione delle società pubbliche quale strumento di apertura al mercato e di acquisizione di risorse finanziarie per altri scopi utili.
Se può essere condivisibile la logica che vuole circoscrivere l’azione degli Enti territoriali alle proprie funzioni istituzionali e di servizio, dall’altra - oggi - è del tutto evidente che l’intento di liberalizzare totalmente alcuni servizi in nome di una migliore efficienza e minori costi non abbia, il più delle volte, portato ai risultati sperati, anzi!
I servizi di interesse generale ed i servizi pubblici locali possono, invece, diventare il braccio operativo attraverso cui le Amministrazioni locali - e attraverso di esse, le comunità locali - potrebbero avviare una politica economica in molti dei settori cruciali per la riconversione ecologica: energia, mobilità, risorse idriche, agricoltura, gestione del territorio.
In tema di servizi pubblici, preme menzionare il caso eclatante del referendum dello scorso anno con il quale i cittadini si sono inequivocabilmente espressi contro la privatizzazione dell’acqua.
Il legislatore, successivamente, ha cercato di far rivivere la normativa abrogata nell’ambito della manovra dell’agosto 2011, ma proprio pochi giorni fa la Corte Costituzionale, nella sentenza n. 199 del 17 luglio 2012, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di detta normativa.
La politica ha il dovere di trovare strade alternative concrete alle politiche di liberalismo nell’ambito della gestione dei beni comuni, che devono essere gestiti in modo efficiente e partecipato ed avendo come obiettivo primario la massima accessibilità da parte della collettività.

Parlando di beni comuni, una riflessione merita anche il tema della gestione ed alienazione del patrimonio immobiliare pubblico.
Anche in questo caso, per dare ascolto alla sola istanza finanziaria di “fare cassa”, la normativa più recente ha spinto verso processi di dismissione del patrimonio pubblico, senza riflettere sul fatto che, spesso e volentieri, una valorizzazione immobiliare proiettata sulla strategia del “convertire-riqualificare-recuperare” il patrimonio (che non viene alienato, anzi aumenta di valore) possa essere più conveniente in termini economici e sociali.
Oggi si deve puntare su processi di valorizzazione e di messa a reddito del patrimonio pubblico avendo una visione più ampia, che preveda il coinvolgimento e la partecipazione della cittadinanza nella definizione delle destinazioni d’uso, e che non si riduca solo ad alienazioni immediate che, spesso, scontano l’inevitabile minor valore derivante da un mercato immobiliare attualmente limitato dalla crisi di liquidità. Non svendere il patrimonio immobiliare pubblico vuol dire tutelare il risparmio, anch’esso un bene comune costituzionalmente garantito.
La valorizzazione del patrimonio pubblico, oggi, ha l’obbligo di rispondere ad esigenze di natura economica, sociale e generale e può diventare oggetto di progetti, iniziative e processi partecipativi locali di grande rilevanza.
Piuttosto che puntare sulla realizzazione di grandi e costose opere pubbliche, occorre rilanciare la spesa pubblica “buona”, che è anche quella che consente di recuperare il patrimonio esistente, di evitare ulteriore consumo del territorio, di rinvestire nella riconversione ecologica.
Su questo bisogna pensare all’opportunità che gli Enti territoriali, in particolare, hanno per affermare un loro nuovo protagonismo in tema di valorizzazione del patrimonio immobiliare, vista anche la prospettiva di trasferimento agli stessi dei beni dello Stato, mediante il cosiddetto federalismo demaniale.
Proprio gli Enti territoriali oggi devono cogliere l’occasione di ricondurre e collegare il tema della valorizzazione immobiliare a quello dello sviluppo e della riqualificazione del territorio.
D’altra parte, la non corretta valorizzazione del patrimonio è, comunque, una forma di spreco delle risorse pubbliche che va contrastata.

Alcune proposte di ALBA per i beni comuni:
- Promozione di politiche ed interventi di recupero, valorizzazione e riqualificazione del patrimonio pubblico esistente, anche mediante piccoli progetti di collaborazione tra Enti e le realtà associative presenti sul territorio.
- Promozione di iniziative di partecipazione pubblica nell’ambito della definizione dei Piani Triennali delle Opere Pubbliche degli Enti Territoriali, al fine di individuare, in modo partecipato, le opere ed i servizi diffusi di interesse collettivo da finanziare in modo prioritario, quali reti idriche, acquedotti, strade, interventi di riassetto idrogeologico, messa in sicurezza sismica degli edifici pubblici, ecc..
- Reinvestire in politiche sociali le risorse finanziarie derivanti da una migliore valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico.
- Coltivare la cultura e il radicamento del senso di appartenenza e della cura del proprio territorio. Bisogna promuovere l’attenzione e la cura che le comunità devono avere nei confronti dei beni comuni che hanno in consegna per conto di tutta l’umanità.
- Promuovere strumenti di pianificazione urbanistica partecipata finalizzata alla valorizzazione e riqualificazione delle aree pubbliche e del territorio.
- Definizione, da parte degli Enti pubblici proprietari, di “Piani di Razionalizzazione” per un uso più efficiente degli spazi di proprietà pubblica destinati a fini istituzionali. Il che potrebbe consentire di recuperare nuovi spazi già “pronti per l’uso” da mettere anche a disposizione delle realtà sociali e dell’associazionismo in generale che sul territorio contribuisce attivamente, al fianco degli stessi Enti pubblici, ad erogare servizi di interesse generale in favore della collettività.
- Definizione di strumenti più efficaci di controllo dei servizi pubblici locali gestiti da società pubbliche e/o miste.

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